Confessioni di un animista

Siamo abituati a pensare alle letture teologiche sempre con uno sguardo europocentrico… magari possiamo anche leggere di teologi americani in inglese o in spagnolo, ma raramente conosciamo teologi dell’Asia o dell’Africa: non sono pubblicati e quindi non vengono studiati e quindi sono sconosciuti. D’altra parte, quale editore pubblica un libro di un teologo poco conosciuto, prendendosi un rischio economico alto? Anche per questo, va dato atto alla Casa editrice Emi di aver pubblicato questo bellissimo libro, che risponde alla domanda, che cosa si debba intendere quando si parla di teologia cristiana in Africa e come debba essere considerato l’animismo.

Se fin qui ho usato il termine “Africa” in modo generale, l’ho fatto allo stesso modo dell’autore, il teologo A. Orobator, Responsabile della Compagnia di Gesù per l’Africa, intendendo un insieme di paesi, molto diversi tra loro, accomunati da un medesimo sentire religioso, che è definito come animismo. Questo termine ha avuto fin qui un senso dispregiativo, perché nella mentalità dei colonizzatori e missionari cristiani dell’800, indicava l’insieme di pratiche religiose vissute dalle popolazioni locali e ritenute magia e stregoneria.

L’animismo è invece “la fede profonda nella vitalità del creato”: l’autore ci racconta il suo percorso di fede, dalle religioni dei suoi genitori, entrambi sciamani e guaritori, di due divinità diverse, alla scoperta del cristianesimo, fino alla convinzione profonda che l’animismo così inteso sia la base del sentire religioso africano e che debba essere valorizzato, perché può dare alle religioni monoteiste laggiù diffuse (Islam e Cristianesimo) un solido background, che non si pone in concorrenza. Argomenti difficili? Orobator li rende avvincenti e di facile comprensione; il linguaggio è semplice, i temi spiegati in sequenza, non ci sono voli pindarici (ma moltissimi proverbi africani…).

Ho apprezzato moltissimo in questo libro:

  • La chiarezza di termini per definire ogni questione… niente confusioni o sincretismi!
  • Onestà intellettuale nel parlare di religioni in Africa con luci e ombre (numeri di partecipazione altissimi, grandi difficoltà di inculturazione dei principi evangelici);
  • Moltissime informazioni che semplicemente non ci raggiungono come cristiani europei… La conoscenza genera la vicinanza!

L’unica questione di cui non sono convinta?

Se l’animismo è la base della fede religiosa degli africani (termine con cui si intende un numero amplissimo di persone unite dalla fede nella creazione), non rischiamo di piantare il seme del Cristianesimo su un terreno che potrebbe sbriciolarsi? In fondo si tratta di un’unità di credenze che potrebbe essere facilmente corrotta/comprata dall’incalzante stile di vita consumista (non dico occidentale, perché è anche largamente diffuso nel sud-est asiatico) che si sta diffondendo molto rapidamente… E lo dico partendo proprio dalla osservazione della nostra Europa, culla di civiltà, tutte ormai omologate al consumismo, in cui i valori cristiani si sono via via affievoliti, man mano che le culture di riferimento perdevano la loro predominanza.

Alla fine, questo libro mi ha fatto pensare alla questione dell’inculturazione del Cristianesimo nelle diverse società in cui è stato annunciato… Ne riparliamo mercoledì prossimo!

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