Il libro di Rut è uno dei 5 libri meghilliot, che venivano letti durante le festività ebraiche (meghilliot significa rotolo, nel senso del rotolo della Scrittura che veniva letto per intero durante la festa e quindi srotolato del tutto…). Veniva letto nella festa di Shavuot, 50 giorni dopo la festa di Pesach; era il libro dedicato alla festa della mietitura (che però era anche considerata festa della rivelazione della parola Dio a Mosè sul monte Sinai)[2].
Prima di tutto, la struttura del testo:
- Cap. 1, 1-5 proemio di presentazione della situazione
- Cap. 1,6-22 la ricostruzione del ritorno a Betlemme
- Cap. 2 la spigolatura di Rut
- Cap. 3 incontro di Rut e Booz
- Cap. 4 matrimonio di Rut e Booz
Non si tratta di un testo storico nel senso moderno, un testo che racconta una vicenda realmente accaduta; si tratta di un testo storico nel senso antico del termine, un testo che trasmette insegnamenti del tempo passato, utili per costruire il futuro: vediamoli, distinguendo il nucleo di fatti storici dagli abbellimenti narrativi, inevitabili in una storia d’amore…
La genealogia di Gesù passa da una donna moabita, Rut; i moabiti erano il popolo più disprezzato, insieme agli ammoniti, di tutti i popoli che circondavano gli israeliti nella terra promessa; eppure il primo libro di Samuele (1 Sam 22,1-5) ricorda che Davide affida i suoi genitori in pericolo ai moabiti… Che cosa significa? Che nella stirpe davidica c’era stato l’ingresso del popolo moabita, che c’era un legame che viene spiegato con questa storia. Il legame, con un popolo straniero, è tanto più importante perché, nella stessa epoca di scrittura di questo libro, si andava consolidando nei libri di Esdra, Neemia e nella scrittura della Torah, la legislazione che proibiva i matrimoni con le donne straniere… Legislazione anche legittima, per il mantenimento della cultura religiosa del popolo israelita, ma che spesso era fin troppo rigidamente seguita. Il Libro di Rut viene a ricordare la vocazione universale della chiamata di Dio all’uomo: Dio chiama non solo con la sua parola, ma anche attraverso le sue creature (anche moabite!), con Rut che diventerà la madre di Obed, padre di Iesse, nonno di Davide.
In secondo luogo, qui leggiamo la grande storia di relazione di due donne, private entrambe dell’amore del figlio e del marito, i due dolori molto grandi della vita di una donna… Noemi[3] ha due nuore, Orpa e Rut, mogli per 10 anni dei suoi due figli, Maclon e Chilion; si spostano nel territorio di Moab, perché a Betlemme non c’è più pane e qui a Moab muore prima il marito di Noemi, Elimelec e lei rimane vedova, poi muoiono i due figli e anche le ragazze rimangono vedove… Tre vedove, senza figli e senza un uomo di famiglia che le accolga sono tre donne che stanno per morire anche loro, devono tornare a casa dai padri o dai parenti per essere protette, questa sarebbe la regola di comportamento corretta. Per questo, Noemi insiste tre volte e Orpa la lascia con affetto e non c’è riprovazione nel racconto. Rut rimane però… E’ qui che vediamo l’inatteso di Dio, l’affetto di Rut per Noemi è il segno della volontà di Dio, della chiamata universale: dove Dio vuole dare alla incarnazione di Gesù il segno dell’universale, alla fonte pone gesti di amore inattesi che superano ogni barriera (sociale, le due vedove diventano fedeli l’una all’altra nella più grande sincerità e insieme ritrovano la felicità della nascita di un figlio; fedeltà culturale, fanno parte di due popoli diversissimi, ma la condivisione del dolore e della rettitudine di vita le uniscono; fedeltà economica e di legge, quando l’amore di Booz supera la legge del riscatto e riesce a sposare Rut… Solo dopo aver seguito le indicazioni di Noemi!). L’una vuole il bene dell’altra: una relazione così inattesa che riporta la vita in una famiglia, toccata solo dalla fame e dalla morte, e da quella esile vita nascerà la stirpe del Salvatore.
Infine, la struttura del libro stessa ci parla di una stringente volontà di amore di Dio verso di noi; io racconto ci parla di 4 viaggi, che come cerchi concentrici si stringono sempre più, mettendo al centro Betlemme… Il primo cerchio è il viaggio di allontanamento della famiglia di Noemi: partono da Betlemme, che significa casa del pane, perché non hanno cibo, e sono costrette a tornare solo le donne vedove, perché hanno trovano ancora meno cibo… il secondo cerchio è la spigolatura di Rut, dalla casa di Noemi dove ritorna dopo aver spigolato nei campi di Booz; il terzo cerchio è il viaggio notturno di Rut a casa di Booz (in cui in pratica gli chiede di sposarla!) con ritorno da Noemi e il quarto viaggio è quello di Booz in città, per il riscatto di Rut e ritorno da Rut. L’ultimo cerchio, che cerchio non è perché si svolge tutto nella casa di Booz, è quello della nascita di Obed: l’amore di Dio ha trovato il suo centro, la nascita del figlio di Rut è la nascita di un figlio anche per Noemi, perché è l’inizio di una possibilità di salvezza nuova, insperata seguendo le vie degli uomini, possibile secondo Dio, che ha trovato modo di manifestarsi nella amicizia amorevole di due donne, che è andata oltre tutte le convenzioni del loro tempo. Non è un caso che qui entrino in gioco relazioni, che proverbialmente sono definite come difficili: la relazione suocera-nuora, la relazione amicale tra donne, la gelosia tra madre e nonna alla nascita di un nipote… E’ proprio in queste relazioni, che anche la Bibbia ebraica conosce come difficili, che si trova l’invito di Dio all’amore, un invito per ognuno di noi nel credere alle relazioni di amore e affetto, per cercare di costruirle e renderle salde, oltre le differenze… di ogni provenienza.
[1] Sono debitrice per queste riflessioni al corso di Libri storico-profetici tenuto da don Michelangelo Priotto nell’a.a. 2010-2011 presso l’Istituto di Scienze Religiose di Fossano.
[2] Per nostra conoscenza, possiamo dire che le altre 4 ricorrenze ebraiche durante le quali venivano letti integralmente alcuni libri della Tanak (la Bibbia ebraica, composta dalla Torak, dai Libri Nebiim e dai Libri Ketubim) erano Pesach, Purim, Succot, Incendio del Tempio e rispettivamente venivano letti Esodo, Libro di Ester, Qoelet, Libro delle Lamentazioni; si tratta di libri di scrittura post-esilica, che traggono radice dalla tradizione orale pre-esilica.
[3] I nomi non vanno mai sottovalutati nella cultura ebraica… Noemi significa mia dolcezza, Rut significa l’amica, Orpa colei che si volta, Maclon e Chilion languore e consunzione, Elimelec il mio Dio è re… Obed il servo di Dio!