macchine come me

Romanzo sottilmente inquietante… Apparentemente un libro sul rapporto uomo macchina, il protagonista acquista un automa di ultima concezione, che ha una memoria base e si aggiorna in automatico, imparando il carattere del suo padrone umano; più profondamente, quanto siamo tentati dall’avere uno schiavo a disposizione? Quanto siamo tentati dalla prospettiva divina, di creare la umanità di automa, a nostra immagine? E Infine, quanto siamo tentati dalla scorciatoia automa per svolgere/risolvere le nostre relazioni?

Ian McEwan, come riesce a fare di solito, prende una frase di tre parole, uomo acquista automa e la dipana in un romanzo in cui gli eventi si susseguono, aprendo nuove riflessioni morali e esistenziali. L’automa infatti impara sì dal carattere del suo padrone umano, ma impara tutto: anche gli infingimenti, il desiderio di trasgressione, le debolezze e le inquietudini, adattandosi per la sua sopravvivenza e non solo per il servizio al padrone umano. L’automa impara quindi a mentire, sovvertire le regole, capovolgere la interpretazione della realtà a proprio vantaggio, esattamente come il protagonista, ma non come lui vorrebbe. Fino all’inevitabile finale. Un libro che indaga sulla dimensione post-umana in cui viviamo: siamo pronti a condividere la nostra esistenza con gli automi? Con quali regole e responsabilità? Oltre una prospettiva educativa in cui l’amore e la responsabilità non sono ricomprese?

Consigliato a quelli che hanno letto Asimov, a chi ha visto il film di Spike Jonze “Her” e a tutti i curiosi del futuro…

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