il cammino della Chiesa tra le eresie cristologiche (1 parte)

Punto di partenza, la identità di Gesù

Chi è Gesù? Questa domanda ha dato origine alla cosiddetta controversia cristologica, l’insieme delle discussioni alla ricerca della identità di Gesù di Nazaret, riconosciuto e creduto il Cristo; questa discussione impegnò la Chiesa per ben 8 secoli, impegnando la riflessione della Cristianità. L’interrogativo su Gesù è fin dall’inizio serio e approfondito, ma non tutte le risposte che furono date a questa domanda erano fondate sul Vangelo; qui si inseriscono tutte le riflessioni che oggi chiamiamo eresie (in greco scelta, inclinazioni), che non nascono da una cattiva volontà o da una inclinazione alla menzogna o da incomprensioni, ma piuttosto da una mancata correlazione tra ciò che si pensa di Gesù con la attestazione dei Vangeli. Il che è il primo prezioso insegnamento che riceviamo dallo studio delle eresie: per conoscere Gesù, abbiamo la attestazione dei Vangeli e degli atti, il Nuovo Testamento è l’unico testo di riferimento, perché Gesù e la sua venuta come il Cristo sono un evento storico, non un frutto della nostra rielaborazione idealistica. La teologia ha il compito di farci conoscere Gesù Cristo, come dono del Padre per la nostra salvezza e non restituirci una immagine ideale di Gesù da noi elaborata… Se accade questo, siamo di fronte ad una eresia, probabilmente una eresia già pronunciata, che è stata già discussa e messa da parte come fuorviante dalla fede.

La Chiesa ha sempre mantenuto la attestazione quadripartita dei Vangeli; questa scelta, che è frutto a sua volta delle scelte dei testi liturgici compiute dalle comunità del I e II secolo, percorre già una via alternativa ad alcuni tentativi dei primi secoli di cercare una armonizzazione sintetica tra tutti i Vangeli, come mostra il Diatesseron di Taziano. La strada aperta a livello romanzesco di scrivere una vita di Gesù, rielaborando i testi di preghiera delle comunità, ha avuto illustri prosecutori, nelle conosciute “Vite di Gesù”, nessuno dei quali però ha prodotto testi che fossero significativi a livello di attestazione evangelica. Il che è evidente dalla scrittura dei testi stessi, che si differenziano dai Vangeli, per la ispirazione divina nella Scrittura e per la attestazione di preghiera delle prime comunità cristiane: nessun testo moderno è stato scritto seguendo questo duplice percorso, nessun testo antico, eccetto i testi del Nuovo Testamento, ha ricevuto questa duplice attestazione.

La quadripartizione dei Vangeli e la scelta degli altri testi del Nuovo Testamento ci consegnano una cristologia multiforme, che ha aiutato a indirizzare la riflessione successiva, nella lunga strada di approfondimento della figura di Gesù Cristo, per escludere tutto ciò che era scelta o inclinazione al di fuori del Nuovo Testamento.

Che cosa è una eresia?

Abbiamo detto che cosa significa eresia, ma va ricordato che non nascono per opporsi ad una visione ortodossa; tuttavia trovarono da subito la opposizione della Chiesa perché vi scorgeva una visione distorta della identità di Gesù o una riduzione di elementi essenziali. Possiamo considerarle, sebbene siano fenomeni negativi, però anche essenziali (nel caso non abbiamo lacerato la vita ecclesiale e purtroppo è successo…) perché hanno obbligato la Chiesa a prendere in conto punti rimasti espliciti, oscuri, non riflessi o dubbi.

Non si tratta in ogni caso di mettere tutti gli studiosi sullo stesso piano, una riabilitazione dei non ortodossi, ma piuttosto di compiere una restitutio memoriae, riconoscendo che anche grazie alle “inclinazioni” la Chiesa ha saputo precisare meglio il contenuto della fede. Questo immenso sforzo di rielaborazione si è svolto in ambito ellenistico-latino e furono utilizzate le categorie di pensiero di questo ambito culturale: è un dato fondamentale per capire meglio il percorso svolto.

Dovendo ridurre ai termini essenziali il contenuto della fede dei primi cristiani, come punto di partenza della riflessione, potremmo dire che erano convinti che Gesù di Nazaret, morto e risorto, avesse un rapporto privilegiato con Dio e che avesse ruolo salvifico per la umanità, come affermato dal kerygma primitivo (1 Cor 15, 1-3).

Questa semplicità e brevità ci colpisce specie se confrontata  con la articolata e complessa presentazione della identità di Gesù contenuta nei simboli di fede conciliare. Ricordiamo gli 8 secoli di discussioni! La identità di Gesù va approfondendosi: se si presta attenzione ai testi dei simboli di fede, si nota che la essenza di Gesù si sostituisce al linguaggio degli eventi, che l’essere di Cristo si sostituisce al divenire. Tutto il simbolo ci presenta infatti il Cristo in sé nella sua struttura metafisica, piuttosto che il Cristo nato, morto e risorto e asceso per noi: si delinea in effetti una progressiva ontologizzazione del kerygma, passando da un piano storico-economico (in cui vediamo Cristo nel suo abbassamento-esaltazione nel manifestarsi a noi) al piano astorico-ontologico (lo schema delle due nature, tutto centrato sul Cristo in sé).

In questa trasformazione, un ruolo significativo è svolto dal linguaggio, perché le categorie di pensiero con cui si elabora la teologia cristiana e patristica non sono quelle della Scrittura ma sono quelle derivate dal contesto ellenistico-latino: ciò significa che i teologi nel corso dei secoli hanno compiuto un notevole sforzo di risignificazione delle categorie della filosofia greca in senso cristiano, utilizzando le parole ousia, hypostasis, prosopon, energheia (che significano sostanza, essere sussistente, aspetto o persona, energia o in opera). Come sappiamo le parole facilitano la comprensione dei contenuti, ma se non vengono compresi precisamente o vengono utilizzati in modo improprio, possono causare divisioni e scismi.

Nella prossima puntata, vedremo la questione dei diversi problemi sulla identità di Gesù, con uno schema riassuntivo!

Il presente testo nasce da una rielaborazione scritta degli appunti ad usum studentorum del Corso di Cristologia tenuto nell’A.a 2021-22, presso l’Issr di Fossano, sede della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, dal professor Claudio Margaria; tutti gli errori e imprecisioni, che potessero esserci, sono da imputare unicamente alla sottoscritta!

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