Questo libro condivide con il Libro di Giuditta (che vedremo tra 15 giorni) e il Libro di Tobia la stessa storia di inserimento nella Bibbia, storia nella quale ha prevalso il sensus fidei del popolo di Dio e infatti oggi li leggiamo come libri canonici… Vediamo i fatti!
Il libro di Ester è giunto a noi in due forme diverse, una più breve in ebraico e una più lunga nella versione greca della LXX[2]: le due forme si differenziano per estensione, per nomi, numero e date, ma anche per sensibilità religiosa. Il testo indicato come greco è quindi quello della LXX, tradotto poi, dal Concilio Vaticano II, nelle lingue correnti; il testo indicato come ebraico, che riporta al suo interno 6 ampie sezioni dal greco, è il testo tradotto da San Girolamo, dall’ebraico al latino: questo testo è accolto come canonico fino al Concilio Vaticano II e dopo viene tradotto dal latino alle lingue correnti. Nella Bibbia di Gerusalemme vengono riportate con i testi in parallelo; se nella vostra bibbia si trova un testo solo, non preoccupatevi… entrambi sono canonici!
Con il libro di Giuditta, condivide anche il canone letterario: sebbene il libro si trovi nella sezione dei Libri Storici e ci siano dati storici esatti, come quelli relativi alla legislazione persiana e ai costumi, il canone letterario prevale: lo vediamo dalla decisione impulsiva del re nel decidere il massacro degli ebrei; dal decreto di sterminio che da un anno di tempo, fino al mese di Adar (3, 12-15)[3]; dal fatto che la decisione di sterminio è incongruente con la liberalità dei Persiani verso le minoranze conquistate. Inoltre il re poteva ignorare che Ester era ebrea? No di certo, non si entra nell’harem del re senza dichiarare la nazionalità. Vediamo quindi il genere letterario in opera per presentarci la rivalità tra Mardocheo e Aman, la regina Vasti e la regina Ester, tra il male e il bene. Di contro le descrizioni di feste, banchetti e costumi dell’harem sono precise, ricche, quasi favolistiche… Ricordiamo l’approccio letterario aveva lo scopo di accendere la fantasia degli ascoltatori e contrastare il portato ellenistico nella letteratura del tempo: il riferimento è al piccolo episodio locale che diviene simbolico dell’intervento di Dio, che protegge il popolo, nella sua interezza, anche durante nella diaspora.
Ricordiamo brevemente la storia: il re Artaserse ha ripudiato la moglie Vasti e ha trovato nella principessa ebrea Ester una nuova moglie; lo zio di lei, Mardocheo è uno stimato servitore del re e sventa una congiura contro il re stesso; nessuno sa che loro sono ebrei; quando un nuovo ministro, Aman, assurge alla gloria, Mardocheo non gli rende gli onori che re Artaserse gli accorda; intanto si scopre che Mardocheo ed Ester sono ebrei… Il re infuriato decide di far giustiziare tutti gli ebrei, accordando la salvezza solo alla moglie Ester; Ester e Mardocheo pregando, con l’aiuto del Signore, riescono a volgere in loro favore le sorti del destino e salvano il loro popolo. Il libro in ebraico è intitolato Purim (3,7), che significa proprio le sorti, inteso come i destini, ciò che accadrà. E su queste mutevoli sorti torneremo…
Senza ancora entrare nel dettaglio del testo, anche la prima impressione su questa storia non sembra positiva… Sembra quasi che venga istituzionalizzato l’odio verso il nemico, l’approccio occhio per occhio, dente per dente, di babilonese memoria (il codice di Hammurabi, che istituisce la regola occhio per occhio e dente per dente era già molto avanzato per l’epoca, un’epoca in cui si tendeva a richiedere pene ancora peggiori e non un semplice scambio).
Dio è invece presente al cap. 4 come aiuto e liberazione che sorgeranno, non come vendetta… Le preghiere e le azioni di Ester e Mardocheo lo testimoniano: Dio è a fianco di Israele nel momento della persecuzione. Il valore religioso e canonico di questo testo è nella presenza salvifica di Dio e nell’insuccesso del progetto dei pagani contro Israele, contro ogni sorte.
L’invito al digiuno è invito alla preghiera: la presenza di Dio c’è, la idea che interverrà a favore del suo popolo presente: le preghiere di Ester e Mardocheo sono è un invito alla liturgia permanente; le preghiere del testo greco, che doveva raggiungere anche i pagani greci, sono molto belle, sentite e spirituali (testo greco 4,17a-17z) . La preghiera di Ester è riportata, tradotta e approfondita, completata e aggiunta, per i parlanti di lingua greca, perché conoscessero la fede di Israele.
Proprio questo appello a Dio ci fa uscire dalla logica del codice di Hammurabi: le conferme non tardano a dircelo. Il male che ricadrà su Aman è preparato dalla moglie e dai suoi stessi amici, sotto forma di consigli malevoli (5,14): non si tratta di uno scambio di azioni malvagie, l’una contro l’altra: dove Ester invita ad un banchetto e chiede grazia, Aman fa preparare uno strumento di morte… E con quale velocità la moglie e gli amici lo abbandonano al suo destino (6, 13)…
È anche un libro di risposta e correzione del costume pagano; il racconto istituisce il Purim, plurale di Pur che indica le sorti; qui la sorte è storicizzata, non è cieca, affidata al caos, ma è affidata a Dio che agisce nella storia; la sorte è la benevolenza di Dio e l’insuccesso dei malvagi. Il racconto segna il passaggio dal costume pagano alla fede in Dio, che è possibile a chi è buono. La sorte è quindi segnata, ma dall’aiuto di Dio!
Gli ebrei festeggiano il Purim, rileggendo il libro di Ester tutti riuniti insieme, ascoltando la lettura con cibi pronti e mangiabili subito con le mani, facendo banchetti e offrendo cibi ai bisognosi: la festa si svolge tra il 14° e 15° giorno del mese di Agar (quest’anno tra il 16 e il 17 marzo). È usanza ascoltare la lettura travestiti, per ricordare il ribaltamento delle sorti e ogni volta che si sente il nome di Aman, bisogna rumoreggiare in segno di riprovazione (in genere questa parte è affidata ai bambini…). È sempre stato un libro di grande successo di ascolto ed è una festa molto amata e partecipata (i bambini si mascherano da Ester, Mardocheo, Aman e Vasti e, insieme agli adulti, partecipano alla lettura con versi, frasi e rumori).
La tradizione del Carnevale di Venezia vuole che si sia iniziato a festeggiare il carnevale proprio per imitazione degli ebrei che si travestivano e facevano ricchi banchetti per questa festa: i gentili, pur non capendo il significato della tradizione, hanno iniziato a imitare il comportamento nei costumi e nei banchetti e la concomitanza della festa di Purim con il periodo precedente alla Quaresima hanno fatto il resto… Ed ecco perché ci travestiamo a Carnevale e mangiamo dolcetti con le mani!
[1] Sono debitrice per queste riflessioni al corso di Libri storico-profetici tenuto da don Michelangelo Priotto nell’a.a. 2010-2011 presso l’Istituto di Scienze Religiose di Fossano.
[2]. La Septuaginta, detta anche la LXX, è la traduzione greca della Bibbia, tradotta nella metà del I secolo a.C. da un gruppo di sapienti ebrei.
[3] Le citazioni fanno riferimento al testo ebraico; sono quasi identiche per capitoli e versetti al testo greco, ma lo indico per maggior precisione. Se volete confrontarle, le differenze sono minime.