
che prendiamo ci misura… e invece dovrebbe fare tutto il contrario! Non siamo in periodo di pagelle e quindi possiamo parlarne (e se continuiamo a comportarci bene ci arriveremo alle pagelle…!), perché l’argomento è molto rovente… I voti, da qualunque livello della istruzione arrivino, con nomi variegati, sembrano sempre dire la stessa cosa: quanto valgo? Il problema di legare la autostima e autovalutazione di sé al voto ricevuto sembra non trovare mai una soluzione… Se non quando si trova un insegnante che sia interessato prima a noi come persone, più che ai contenuti da insegnarci… E’ un gran bene che Cesare Pavese sia stato insegnante, anche per un solo anno, di Fernanda Pivano e Primo Levi! Se proprio il voto deve misurare qualcosa, misura il nostro percorso, quanto sappiamo, non tutto quello che manca, misura i passi avanti, non deve portarci a fare passi indietro… come invece succede spesso a scuola. Unico rimedio che ho trovato finora? Spiegare ai bambini gli errori come passi che devono ancora fare e il voto come una segnalazione stradale… ora ti trovi qui!
Ora tutto sta a essere quell’insegnante/educatore/genitore che mostra i passi fatti: avendoli fatti insieme, potrebbe essere anche una gran bella soddisfazione… e quando ci prende lo sconforto ricordiamo il prof. Pasero, come lo ricorda Fernanda Pivano…
PS. Lo so che quando sei all’università e non passi l’esame, rompe un sacco… pensare a quanto manca per passare l’esame, è molto meglio (e più rilassante!) che Roberta Scorranese, @MadameSwann per la segnalazione su Twitter!